Il restauro dell’arte contemporanea è un campo in costante evoluzione, affermatosi come disciplina specifica solo alla fine degli anni ’80 del XX secolo. Un ritardo dovuto alla natura stessa di quest’arte che, a differenza di quella del passato, sperimenta materiali e tecniche nuovi, spesso effimeri e in continua trasformazione. Questo articolo esplora le sfide che l’arte contemporanea pone ai restauratori, le metodologie innovative sviluppate e le questioni etiche e legali che ne derivano.
Le sfide del restauro: materiali, tecnologia e intenti
L’arte contemporanea si distingue per l’uso di una vasta gamma di materiali. Mentre gli artisti del passato si affidavano a tecniche consolidate, come olio e affresco, puntando alla durabilità, quelli contemporanei spesso abbracciano la transitorietà. Utilizzano materiali industriali, di recupero, organici, deperibili e persino elementi immateriali come luce e suono. Questa varietà, unita alla frequente mancanza di attenzione degli artisti alla durabilità, rende la conservazione complessa. Materiali come plastiche, resine, tessuti e alimenti presentano problemi di degrado. L’arte contemporanea, come si legge su Treccani, sfida i principi del restauro tradizionale. Un esempio pratico è l’opera Meridiana (1968) di Pino Pascali, restaurata dal CCR, che presentava un grave degrado del poliuretano, un materiale comune nell’arte contemporanea ma soggetto a deterioramento.
L’uso della tecnologia, specialmente quella digitale, introduce un’ulteriore sfida: l’obsolescenza. Hardware e software diventano rapidamente superati, rendendo difficile fruire di opere basate su questi supporti. Per affrontare questo problema, si sviluppano strategie di digital preservation come l’emulazione (simulare vecchi sistemi su nuovi) e la migrazione (trasferire i dati su supporti più recenti). Progetti come DOCAM e V2_ sono all’avanguardia. L’arte concettuale, performativa e digitale sposta inoltre l’attenzione dalla conservazione dell’oggetto fisico alla documentazione, introducendo il concetto di “immaterialità”. Questo richiede un ripensamento dell’autenticità e lo sviluppo di strategie che vadano oltre la mera preservazione fisica.
Molte opere contemporanee sono progettate per cambiare nel tempo o essere allestite in modi diversi. Questa variabilità, unita alla centralità dell’intenzione artistica, rende fondamentale la collaborazione con l’artista (quando possibile) o lo studio della sua poetica, trasformando il restauro in un atto interpretativo. L’intervista all’artista, come evidenziato da Treccani, è una metodologia specifica per raccogliere informazioni dirette. Un esempio è il progetto “Arte Riprogrammata”, menzionato su Unclosed, che esplora la riattualizzazione di opere storiche dell’Arte Programmata attraverso tecnologie digitali contemporanee.
Approcci metodologici e innovazioni
Il restauro richiede un approccio multidisciplinare. Il restauratore diventa un mediatore tra l’opera, l’artista (se presente) e il pubblico, collaborando con curatori, storici dell’arte, scienziati dei materiali ed esperti di tecnologie digitali. La documentazione è cruciale, data la natura effimera e variabile di molte opere. Non si tratta solo di documentare lo stato dell’opera prima, durante e dopo il restauro, ma anche di raccogliere informazioni sull’intenzione artistica, sui materiali e sulle tecniche impiegate, attraverso fotografie, video, interviste e archivi digitali.
Gli interventi conservativi possono variare dalla manutenzione alla sostituzione di componenti. In alcuni casi, si parla di “riattualizzazione”, un intervento che, pur modificando alcuni aspetti materiali, preserva l’integrità concettuale, sollevando però questioni etiche, come discusso nel convegno di Carrara Unclosed. La decisione dipende dalla natura dell’opera, dall’intenzione dell’artista e dal contesto. La ricerca scientifica è fondamentale: istituzioni come il CCR e la Collezione Guggenheim collaborano con università e centri di ricerca per sviluppare nuovi materiali e metodologie. Un esempio è l’uso di gel di PVA-Borace, come descritto nel workshop IGIIC, una nuova metodologia per la pulitura di superfici sensibili.
Formazione, aspetti legali e conservazione programmata
La complessità del restauro dell’arte contemporanea rende fondamentale la formazione specialistica dei restauratori. In Italia, diverse istituzioni offrono corsi universitari e master dedicati, come il corso di laurea magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Università di Torino, in collaborazione con il CCR e Intesa Sanpaolo, come riportato da Il Giornale dell’Arte. Questi percorsi integrano conoscenze scientifiche, storico-artistiche e tecnologiche. È altresì importante sottolineare la necessità di una formazione continua e di un aggiornamento costante, data la rapida evoluzione dei materiali e delle tecniche artistiche contemporanee.
Il restauro solleva anche questioni legali ed etiche. La definizione di “opera d’arte” e di “autenticità” viene messa in discussione, con implicazioni per il diritto d’autore e la tutela dei beni culturali. La legislazione, spesso inadeguata, si scontra con opere destinate a deperire o a essere distrutte, come sottolineato da Alessandra Donati su Academia. Si discute, a livello internazionale, della necessità di bilanciare i diritti morali dell’artista con l’esigenza di preservare il patrimonio culturale. L’introduzione di un certificato di restauro e di una documentazione dettagliata dell’opera potrebbe aiutare a colmare il vuoto normativo, fornendo una traccia chiara degli interventi e delle scelte conservative effettuate.
Infine, la fragilità di molte opere contemporanee rende la conservazione preventiva una priorità assoluta. L’adozione di piani di conservazione programmata, come quello delle Gallerie Estensi, rappresenta un modello virtuoso. Questo approccio, basato sul monitoraggio costante, sulla manutenzione regolare e su un ambiente museale adeguato, è cruciale per la sopravvivenza a lungo termine delle opere. La collaborazione tra istituzioni, come quella tra Intesa Sanpaolo, il CCR e l’Università di Torino Il Giornale dell’Arte, è un esempio di sinergia tra ricerca, formazione e pratica nel campo del restauro.
Un futuro in continua evoluzione
Il restauro dell’arte contemporanea è un campo in continua evoluzione. Le sfide poste dalla materialità, dall’obsolescenza tecnologica e dalla natura spesso effimera delle opere richiedono soluzioni creative, un approccio multidisciplinare e una stretta collaborazione tra artisti, restauratori, curatori, scienziati e legislatori. Solo attraverso un impegno congiunto e una continua ricerca sarà possibile preservare la ricchezza e la complessità dell’arte del nostro tempo per le generazioni future.