Va detto che un corso di studi presso un’accademia di belle arti è altamente qualificante e offre una serie di sbocchi professionali veramente molto vari, ma non è l’unico percorso per chi voglia lavorare nell’ambito artistico in Italia: esistono anche scuole private, così come studi analoghi presso altre università non specializzate.
La laurea magistrale in archeologia o il corso di studi in conservazione dei beni culturali, ad esempio, sono solo due di essi. Ci sono professionisti del settore che si sono laureati in lettere, altri in storia e chi in biologia, titolo di studio questo che permette di occuparsi di restauro da un punto di vista scientifico.
Le possibilità dopo l’accademia
Avere questa consapevolezza permetterà di scegliere a ragion veduta l’indirizzo una volta iscritti. In altre parole, conoscere la “concorrenza” vi darà la possibilità di specializzarvi per essere più richiesti dal mercato del lavoro.
Tradizionalmente, chi esce dalle accademie di belle arti può dedicarsi all’insegnamento o alla pratica delle materie più presenti nelle aule di quegli istituti:
- cinema e teatro;
- media televisivi e radiofonici;
- restauro;
- arti decorative, plastiche, visive e dello spettacolo.
In questi campi si può lavorare come scenografo o allestitore, illustratore, fotografo, grafico, pittore, scultore e ovviamente restauratore (i realmente interessati potranno optare per una specializzazione presso l’Istituto Centrale per il Restauro, che rimane il non plus ultra del settore).
Molti diplomati presso le accademie di belle arti trovano sbocchi lavorativi anche come comunicatori, curatori, promotori di eventi: non è insolito trovare diplomati impiegati presso gallerie d’arte, anche in ruoli diversi da quelli già citati.
Dipendenti o liberi professionisti?
A proposito di “impiegati”: la realtà lavorativa in Italia è tale che non bisogna farsi molte illusioni in questo senso. È vero, il posto fisso fa gola a tanti, però nel settore della cultura e delle arti è un miraggio.
Molti diplomati tentano la strada dei concorsi pubblici, sperando di venire assunti in qualche museo o struttura analoga, compresi i ministeri, che rappresentano il vertice della protezione del nostro patrimonio culturale.
Queste occasioni tuttavia sono rare, e per questo gli interessati per lo più si ritrovano a lavorare come liberi professionisti, oppure costituiscono piccole società: il percorso è più complesso dal punto di vista di burocrazia e fiscalità, ma da quello professionale può essere anche molto più soddisfacente.